Nuovo studio rivela che le App con pubblicità attiva influiscono negativamente sull’autonomia
Sul mercato arrivano terminali sempre
più potenti, eleganti e sottili ma la cruda verità è che la maggior
parte (per non dire tutti) dei possessori di smartphone si
accontenterebbe probabilmente di una CPU con 200 MHz in meno o qualche
feature più modesta pur di avere una batteria che garantisca
un’autonomia più generosa. In attesa che la tecnologia muova un deciso
passo anche in questa direzione dobbiamo fare i conti con gli attuali
mezzi, ottimizzandoli per una migliore gestione della poca energia.
Ecco che uno studio di Microsoft e della Purdue University porta alla luce un importante dato, forse immaginabile, che vede la pubblicità inserita nelle App gratuite come responsabile del 70% dell’energia consumata dalla stessa applicazione.
Il motivo è presto detto: la geolocalizzazione e il download delle stesse immagini pubblicitarie sono tra le cause principali, proprio come avviene anche per il browser che utilizza il 15% in più delle risorse per lo stesso scopo, ovvero quello di tracciare l’utente e indirizzare gli ads più idonei.
La soluzione potrebbe essere
semplicemente un più attento sviluppo del codice, con un’impegno
particolare verso questo aspetto. Lo studio ha preso in esame Angry
Birds nella versione gratuita, FreeChess e l’applicazione del New York
Times, mentre il software utilizzato si chiama EProf,
un tool molto interessante che permette agli sviluppatori di monitorare
il consumo di ogni singolo thread e che molto presto potrebbe essere
rilasciato in open source.
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