martedì 20 marzo 2012

Nuovo studio rivela che le App con pubblicità attiva influiscono negativamente sull’autonomia



Sul mercato arrivano terminali sempre più potenti, eleganti e sottili ma la cruda verità è che la maggior parte (per non dire tutti) dei possessori di smartphone si accontenterebbe probabilmente di una CPU con 200 MHz in meno o qualche feature più modesta pur di avere una batteria che garantisca un’autonomia più generosa. In attesa che la tecnologia muova un deciso passo anche in questa direzione dobbiamo fare i conti con gli attuali mezzi, ottimizzandoli per una migliore gestione della poca energia.
Ecco che uno studio di Microsoft e della Purdue University porta alla luce un importante dato, forse immaginabile, che vede la pubblicità inserita nelle App gratuite come responsabile del 70% dell’energia consumata dalla stessa applicazione.

Il motivo è presto detto: la geolocalizzazione e il download delle stesse immagini pubblicitarie sono tra le cause principali, proprio come avviene anche per il browser che utilizza il 15% in più delle risorse per lo stesso scopo, ovvero quello di tracciare l’utente e indirizzare gli ads più idonei.
La soluzione potrebbe essere semplicemente un più attento sviluppo del codice, con un’impegno particolare verso questo aspetto. Lo studio ha preso in esame Angry Birds nella versione gratuita, FreeChess e l’applicazione del New York Times, mentre il software utilizzato si chiama EProf, un tool molto interessante che permette agli sviluppatori di monitorare il consumo di ogni singolo thread e che molto presto potrebbe essere rilasciato in open source.

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