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Titolo originale Transformers: Dark of the Moon
Fantascienza, durata 156 min.
USA 2011. – Universal Pictures
Uscita mercoledì 29 giugno 2011
Michael Bay, di tutto di più. O meglio, di tutto e sempre troppo. Sgombriamo subito il campo da paure e confronti: il terzo capitolo della saga che mette di fronte i buoni Autobot e i cattivissimi Decepticon è sicuramente meglio del disastroso numero due, ma peggio del primo. Di quest’ultimo recupera l’anima più leggera e ironica, la voglia di scene spettacolari unito a una trama solida e (abbastanza) semplice, il gusto per sequenze “ormonali”. Il problema è che poi il film si dimentica di passare un montaggio e rimaniamo annichiliti di fronte a 156 minuti che ci investono e ci stremano, anche fisicamente. Perché, parliamoci chiaro, pur essendo questo un 3D non pleonastico- anzi-, questa tecnologia rimane faticosissima per lo spettatore. E dopo due ore e mezza il piacere di aver visto qualcuno che l’ha saputa usare è di sicuro sovrastato dall’inevitabile emicrania che coglie anche i più allenati.
Torna Shia LeBoeuf e si sente: il serioso damerino che aveva attraversato La vendetta del caduto con il broncio lascia di nuovo il posto alla faccia da “divo per caso”, per di più ora precario: anche in America stanno scoprendo che il governo non ti trova lavoro neanche quando Obama in persona ti dà una medaglia per aver salvato un paio di volte il mondo. Il ritorno del nostro antieroe ci fa quasi dimenticare l’abbandono doloroso di Megan Fox, a cui qui è anche dedicato un poco elegante saluto. “Non ci piaceva, era cattiva” dicono i due Transformers domestici di Sam, tanto per salutarla. Sarà, ma di sicuro riempiva il grande schermo come non riesce a fare la bionda e poco carismatica Rosie Huntington- Whiteley, oltre ad essere più facile da pronunciare.
Ci si diverte con Transformers 3, soprattutto all’inizio, poi si aspetta con ansia la fine anche per i difetti congeniti della saga: il solito problema delle scene di guerra in cui amici e nemici non si distinguono, il vizio consueto di Bay di non avere limiti, i dialoghi che non reggono le immagini, soprattutto se a parlare è il saccente Optimus Prime, uno che massacra i nemici con la sua retorica più che con il suo talento da combattente. Piace invece il punto di partenza, l’entrata a gamba tesa tipica del cineasta, il racconto delle origini. Dopo Watchmen e X-Men: l’inizio, ora anche Transformers 3 decide di prendere la strada di Forrest Gump e svelare la “vera” storia americana. Dopo il Nixon del fumetto di Moore e la spiegazione della crisi di Cuba del cinefumetto della Marvel, questa è la volta dello sbarco sulla Luna. Colpa delle macchine-robot, nessuna spinta ideale verso l’astro più romantico da parte di JFK e soci, si doveva capire chi o cosa fosse precipitato sul Mare della tranquillità. Un ottimo pretesto per riscrivere la Storia, per un cammeo di Buzz Aldrin e soprattutto, ovviamente, per citare i Pink Floyd con Dark side of the moon.
AUDIO: MP3 – VIDEO: DVDRIP – QUALITÀ: V8 A8.5
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Se gran parte dell’appeal dei Pirati deriva dal suo plusvalore spettacolare, nel terzo capitolo c’è indubbiamente un’idea forte di mondo, un mondo più in là di questo, dove ciascuno dei protagonisti accetta le conseguenze del proprio destino mettendosi al servizio generoso dell’altro. Il viaggio ai confini del mondo diventa un percorso di formazione che questa volta comprende tappe luttuose, la morte del padre di Elizabeth, e di rinuncia, il sogno di Jack per la vita di Will. Recuperato il capitano Sparrow, accaparrato dal cattivo Jones e conservato quasi folle in un limbo bianco accecante e salato, il film di Verbinski salpa per mare eccedendo piacevolmente la misura e invadendo il racconto di battaglie spettacolari. Esplosioni di assi, alberi abbattuti, cannonate assordanti, sciabole sferraglianti, abissamenti e ammaraggi scoperchiano letteralmente il mare e sguinzagliano la fantasia degli autori.
Ai confini “dei pirati” si conciliano due anime inconciliabili: guerra e piacere. Più il conflitto cresce in accanimento più aumenta l’esibizione della bravura, lo sfarzo del duello che diventa una danza in equilibrio sull’abisso salato. Come fu per la Compagnia dell’Anello, anche i Pirati dei Caraibi controvertono gli archetipi delle fiabe dove la quête (la ricerca) è sempre per la conquista di qualcosa. Qui invece l’obiettivo diventa la distruzione di qualcosa: il cuore di Jones. Torna l’idea di un gruppo composito in missione che combatte battaglie e trova aiutanti più o meno magici. Un’identità di razze separate (pirati sì ma francesi, africani, indiani, cinesi) che stenta a farsi collettiva ed è ricca di spassosissimi conflitti interni poi annullati nella frenesia dell’azione.
I protagonisti uniti e resistenti diventeranno strumenti funzionali al progetto comune: combattere i cattivi capitani. Ad aiutare i ragazzacci di Verbinski accorrono i buoni padri, quello trapassato di Elizabeth, quello dannato di Will e quello ston(e)-ato di Jack, dispensatori di saggezza e conoscenza. Per l’ultima volta (forse) la saga dei pirati ci dona il prodigio scenico di Johnny Depp e del suo pirata, declinazione ironica dell’eroe. Corpo grottesco e carnevalesco alienato da se stesso e proiettato e frammentato in dieci, cento, mille Sparrow che vivono e agiscono a un tempo ciascuno per proprio conto, governando la Perla Nera o ramazzando il suo ponte. Personalità multiple e simultanee che si annullano in una sola nell’epilogo dall’accento epico, dove ancora una volta Jack sfodera il suo orgoglio pirata brindando alla prossima rotta. Un firmamento di stelle e un consiglio: non muovetevi fino alla fine del mondo e dei titoli di coda.
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The Twilight Saga Breaking Dawn parte 1 streaming parla di Isabella Swan e Edward Cullen che si sposano, mormorano i loro sì in sordina durante una cerimonia tradizionalmente elegante, che per una volta riunisce tutti, umani e non, Jacob compreso. Il viaggio di nozze in Brasile si conclude con una gravidanza inaspettata, per un verso miracolosa (il padre è un non morto), per l’altro pericolosa, per il ritmo di crescita del feto e il rischio a cui è sottoposta la madre. Se Bella non sente ragioni e vuole tenere il bambino, Edward e molti della sua famiglia vorrebbero invece dissuaderla.
Sulla saga della Bella e delle bestie la Meyer ha versato fiumi d’inchiostro, solo “Breaking Dawn” conta più di 700 pagine, ma occorre essere onesti e dare al cinema il merito di aver senza dubbio migliorato la carta, che quanto a stile lascia a dir poco a desiderare. Per il capitolo finale, la regia passa a Bill Condon, che non fa sfoggio di virtuosismi ma bada alla storia e traghetta quelli che solo due anni fa erano liceali ai primi sospiri verso un’età improvvisamente adulta, fuori dalla famiglia d’origine dentro una famiglia creata in autonomia e antropologicamente mutata.
Nonostante l’apertura sulla cerimonia (la sequenza peggiore del film), la vicenda non rinuncia certo al triangolo e anzi lo estende al massimo (con Edward e Jacob uniti nella pratica ginecologica) fino a fargli mutare forma, nel finale. Se negli altri film il melodramma di base s’ibridava volentieri con il teen movie o l’action, qui è l’horror che fa capolino, nelle crude scene della gravidanza della protagonista, minacciata di morte dall’interno del proprio corpo, spolpata ben oltre il limite dell’anoressia grave perché la fiaba di Biancaneve possa compiersi al contrario e il morso, anziché il bacio, possa portare la salvezza e la floridezza attraverso la veglia eterna.
Lei, è vero, è giovanissima, lui teoricamente centenario, ma la verità è che a questo livello di cose l’età non conta, e forse quanti anni hanno i suoi due pupilli non se lo ricordava nemmeno la Meyer: sono fuori dal tempo, esseri ridotti ad archetipi. Ma non è un bene. Che questo capitolo, infatti, sia probabilmente migliore del precedente o certamente migliore del precedente del precedente è una verità relativa, perché tutto è corrotto dal vizio capitale della saga: l’ansia di non dispiacere a nessuno. Dal vestito da sposa di Bella, che non può deludere le fan, alle scene della consumazione, che non possono quasi esistere (pena la scure del divieto ai minori), un film dopo l’altro, l’operazione Twilight si è infilata in un tunnel in cui la ricerca del consenso ha divorato la possibilità di dare al prodotto una personalità cinematografica originale e il disturbante (stiamo pur sempre parlando di vampiri) ha lasciato il posto all’ordinario.
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Titolo originale: Qualunquemente
Commedia – durata 96 min.
Italia 2011 – 01 Distribution
Uscita venerdì 21 gennaio 2011
Cetto La Qualunque, imprenditore calabrese corrotto e ignorante, torna in Italia dopo una lunga latitanza all’estero. Con lui ci sono anche una bella ragazza di colore e una bambina di cui non riesce nemmeno a ricordare il nome: la sua nuova famiglia. Al ritorno in patria Cetto ritrova il fidato braccio destro Pino e la famiglia di origine, la moglie Carmen e il figlio Melo. Ovviamente far convivere il tutto non sarà facile. I suoi vecchi amici lo informano che le sue proprietà sono minacciate da una inarrestabile ondata di legalità che sta invadendo la loro cittadina. Le imminenti elezioni potrebbero avere come esito la nomina a sindaco di Giovanni De Santis, un “pericoloso” paladino dei diritti. Così, dopo una lunga e tormentata riflessione in compagnia di simpatiche ragazze, Cetto non ha dubbi e decide di “salire in politica” per difendere la sua città. La campagna elettorale può cominciare…
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